LA MEMORIA DELLE PIANTE
Dotate di capacità a noi insospettabili poichè erroneamente riservate solo al mondo animale, le piante hanno una memoria.
Potrà sembrare strano vista la loro mancanza di cervello (nel senso più tradizionale del termine), ma è stato dimostrato da studi scientifici che le piante riescono a ragionare, sono capaci di risolvere problemi, adattarsi alle situazioni, apprendere meccanismi e ricordare imparando dalle esperienze vissute.
Avere memoria implica una forma di intelligenza: senza infatti non sarebbe possibile apprendere e l’apprendimento è un requisito dell’intelligenza stessa.
IL PRIMO ESPERIMENTO SULLA MEMORIA DELLE PIANTE
Il primo esperimento significativo sulla memoria delle piante è stato compiuto dal naturalista Jean-Baptiste de Lamarck studiando delle piantine di Mimosa pudica.
Questa pianta è chiamata così proprio per la sua capacità di chiudere le foglie non appena viene sfiorata, una strategia difensiva che mette in atto contro gli attacchi degli animali.
Trasportando delle piantine di Mimosa in carrozza, Lamarck scoprì che a causa degli scossoni subiti inizialmente chiudevano le foglie, ma dopo un po’ le riaprivano come se si fossero abituate. Evidentemente avevano imparato che le vibrazioni della carrozza non costituivano alcuna minaccia e avevano così smesso di compiere lo sforzo di chiudere le foglie.
LE OSSERVAZIONI DI MANCUSO
In tempi più recenti Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, insieme a Monica Gagliano, Michael Renton e Martial Depczynski, ricercatori della University of Western Australia, hanno approfondito l’argomento della memoria delle piante per dare maggiori risposte.
Hanno infatti riprodotto in laboratorio l’esperimento di Lamarck posizionando dei vasetti di Mimosa pudica su dei supporti e sottoponendoli a continue cadute di circa dieci centimetri. Verificarono che dopo una serie di cadute le piante smettevano sistematicamente di chiudere le foglie.
Hanno ripetuto l’esperimento sottoponendo le stesse piante a uno stimolo diverso per vedere se erano in grado di distinguerlo dal precedente a cui erano ormai abituate: ancora una volta le piante reagirono subito al nuovo stimolo chiudendo le foglie in segno di pericolo.
Ma per quanto tempo le piante riescono a conservare questo ricordo? La scoperta è stata sorprendente: la Mimosa pudica è in grado di ricordare per ben 40 giorni, un tempo lunghissimo rispetto alle capacità di molti insetti e paragonabile a quelle di animali più complessi!
IL PRIMING, LA MEMORIA DELLE PIANTE
Entrambi gli esperimenti confermano che le piante hanno memoria degli eventi passati e agiscono di conseguenza, adeguando i loro comportamenti in base ai diversi stimoli. Questo processo è detto priming e dipende dalle proteine prioniche che permettono alle piante di memorizzare le condizioni ambientali in cui hanno vissuto così da prepararsi per una migliore risposta allo stimolo.
Principalmente le memorie delle piante sono 4:
memoria dello stress da siccità
memoria da stress termico
memoria da stress ionico
memoria da stress da freddo
Anche le piante quindi hanno memoria e formano dei ricordi.
Questa scoperta non ha interesse solo in ambito botanico, ma ha anche un impatto positivo sul benessere delle piante in termini di resistenza negli ecosistemi naturali e sullo sviluppo di nuove tecnologie.